È giusto eliminare le cose brutte, strane, che fanno un po’ di paura, per vivere in un mondo tutto uguale, protetto, in cui ci sentiamo tutti buoni? Oppure affrontare le paure e scoprire il diverso può esserci d’aiuto?
testo e regia Susanna Miotto con Sofia Kretschel e Riccardo Trovato scene Salvatore Giuliana un progetto OFFICINA CARBONARA di Karakorum Teatro produzione Karakorum srl Impresa Sociale
pubblico 6-10 anni
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Obiettivi 2030



La Slitta Zerouno era specializzata in regali impossibili. Costruita in acciaio inossidabile, trainata da renne meccaniche, era guidata da un equipaggio che non aveva paura di farsi male. Consegnava i regali a orchi spaventosi, troll dispettosi e gatti un po’ troppo affamati: creature del Natale un po’ bizzarre ma che, secondo Babbo Natale, avevano tutto il diritto di essere incluse e ricordate.
Ma le cose cambiano, e nel Natale di oggi non c’è più spazio per le cose strane: tutto deve essere luminoso, pulito e impeccabilmente buono! Così, le creature bizzarre non hanno più il diritto di ricevere regali, pian piano vengono dimenticate e la Slitta Zerouno finisce in discarica.
Finché un’elfa demolitrice di nome Calzetta non scopre che nella Slitta Zerouno abita ancora qualcuno: un elfo di nome Spicchio di Sole…
Prendendo come spunto le creature del Natale più bizzarre dalle leggende europee, questo spettacolo vuole far riflettere sui temi della paura e della diversità, e del valore che esse hanno nel processo di crescita.
Idea
Abbiamo voluto creare uno spettacolo di Natale in cui il “nemico” fosse la bontà. Bontà intesa come convenzione, come decorazione sotto cui nascondere i nostri aspetti più oscuri, bontà come elemento che ci può assolvere, illudendoci di vivere in una realtà semplice, chiara, senza alcuna complessità o diversità rispetto a una norma. Insomma, una narrazione del Natale che vediamo sempre più presente al giorno d’oggi (ma non è una novità): siamo tutti più buoni, e lo siamo tutti allo stesso modo.
Nel mondo che abbiamo creato, Babbo Natale è una figura positiva, realmente impegnata nella causa da lui immaginata: il dono è infatti il mezzo attraverso il quale vuole promuovere l’inclusione, la scoperta reciproca, l’attenzione per l’altro. Regalare qualcosa vuol dire innanzitutto pensare a colui che lo riceverà, e pensare all’altro ci fa uscire dai nostri schemi e dalla nostra visione del mondo. E soprattutto, per Babbo Natale tutti hanno il diritto di ricevere un regalo. Per questo motivo, viene creata una slitta speciale incaricata di recapitare i regali impossibili: quelli per cui occorre una certa dose di pelo sullo stomaco. Abbiamo cercato, nelle tradizioni popolari, tutte quelle creature leggendarie che si discostano dall’immagine mainstream del Natale: orchi inquietanti, troll dispettosi, streghe, gatti molto affamati… E abbiamo immaginato che Babbo Natale volesse che anche loro fossero inclusi nella festa, e che ricevessero un regalo che avrebbero apprezzato.
Il destino della Slitta Zerouno e del suo equipaggio è però contrastato dall’avanzare di un’idea di Natale che va ripulita, epurata da ogni elemento che possa portare conflitto, paura, domande difficili. Tutto ciò che non è “buono”, “bello”, “convenzionale” deve sparire, per lasciare il posto a una narrazione unica. Questo è l’obiettivo nel vero “cattivo” della vicenda, incarnato dal Consiglio degli Elfi, che lotta per un’idea di Natale tradizionale, esclusiva e pettinata.
Tuttavia, non sono solo le creature più strane a fare le spese di questa idea del Natale. Anche tra gli elfi, l’ossessione per la bontà e la bellezza porta a escludere dalla vita sociale coloro che sono più fragili, come la protagonista di questa storia, Calzetta, un’elfa Demolitrice, che sceglie la strada delle demolizioni di slitte fuori uso come tentativo di auto-assoluzione: facendo esplodere ciò che è brutto, o rotto, o passato di moda, cerca di farsi perdonare per la propria esistenza. Si sente infatti brutta, rotta e fuori moda: è sempre stata diversa, sola, esclusa.
L’elfa demolitrice e la Slitta Zerouno sono vittime della stessa visione del mondo, ma entrambe troveranno il modo di sopravvivere e di comprendere il proprio valore e il proprio diritto di esistere grazie a un incontro inaspettato, quello con Spicchio di Sole, un elfo senza casa che ha deciso di abitare nella Slitta Zerouno in disuso. Spicchio di Sole rappresenta una sorta di “erede inconsapevole” della missione originaria di Babbo Natale: egli incarna un concetto di bontà che comprende l’attenzione verso l’altro e il diverso, l’empatia e la gentilezza. Tuttavia, la sua ingenuità e svagatezza alle volte remano contro le sue buone intenzioni. L’incontro tra Calzetta e Spicchio di Sole, la scoperta della missione originale della Slitta Zerouno e del vero spirito del Natale, faranno riconciliare tra loro i due personaggi, e li spingeranno a intraprendere un’azione concreta per cambiare il mondo, rimettendo in sesto la Slitta e ricominciando a consegnare i regali a tutte le creature che erano state dimenticate.
Lo spettacolo vuole essere uno stimolo a non “dimenticare” le parti più conflittuali e più fragili di noi stessi, a non cercare costantemente di essere “buoni”, bensì di essere “liberi”. La consapevolezza della nostra complessità è un passo importante verso l’accettazione della complessità del mondo e lo sviluppo di un pensiero critico che ci renda, finalmente, davvero liberi.