Mi chiedi cos’è la libertà?

A 20 anni di distanza dalla vicenda delle “Bestie di Satana”, una ricerca dedicata alla banalità del male, a quello che resta, a quello che siamo diventati.

Mi chiedi cos’è la libertà?

900 506 Officina Carbonara

Uno spettacolo in cui protagonisti sono i ragazzi e le ragazze. Il setting di questa battaglia: la scuola.

di Alice Pavan dramaturg Stefano Beghi con Sofia Kretschel, Riccardo Trovato, Alice Pavan con le voci di Alice Pavan, Fabio Zulli e gli allievi del corso di teatro preadolescenti di Spazio YAK editing sonoro Jacopo Gussoni organizzazione Alice Pavan un progetto OFFICINA CARBONARA di Karakorum Teatro produzione Karakorum srl Impresa Sociale

pubblico 10-13 anni

Nuclei artistici

Cosa cerchi?

Obiettivi 2030

L’età più fragile, secondo gli studiosi, è quella compresa tra i dieci/undici
e i quattordici anni, perché inizia una fase di cambiamento di cui per la
prima volta nella vita si comincia ad essere perfettamente consapevoli e
che si vuol vivere da soli, condividendola semmai coi propri coetanei e
amici. È una fase in cui le emozioni si fanno sentire con prepotenza e
scandiscono con forza inaudita ogni momento della vita.

Enrico Castelli Gattinara, DIECI LEZIONI SULLE EMOZIONI

Il set principale di questo mutamento è la scuola.
È tra i banchi di scuola, infatti, che avviene una battaglia tra l’individuo e il mondo esterno, in cui ogni ragazzo e ragazza sperimenta passioni, delusioni e successi, impara a conoscersi e allo stesso tempo si fa conoscere: è qui che si creano le radici di profonde amicizie, ma anche di viscerali rivalità. La scuola segna, la scuola insegna.
Può sembrare una prigione, ma al contrario la sua etimologia viene dal greco “scholé”, tempo libero. Libertà, ecco. La scuola è il luogo in cui ognuno può imparare a esercitare il suo diritto alla Libertà, che inizia e finisce nella relazione con gli altri.

Ma cosa succederebbe se un giorno, svegliandoci, ci accorgessimo che è sparita la Scuola? non una, ma tutte le scuole del mondo e con esse l’obbligo di frequenza.
Quale sarebbe la nostra reazione? Ci tufferemmo di nuovo tra le lenzuola senza puntare la sveglia o chiameremmo il nostro vicino di banco per risolvere il mistero?
In questo mondo distopico, un gruppo di ragazzi si ritrova in uno spazio aperto: finalmente liberi di poter immaginare la propria vita in piena autonomia, senza più nessuno che dica loro cosa sia giusto e sbagliato, senza più classi, orari, regole…o forse no?
Un misterioso personaggio li ha radunati per rispondere a una domanda: cos’è la Libertà?

Rileggendo personaggi e dinamiche del sempreverde Pinocchio, rifletteremo sull’importanza della Scuola come luogo di crescita, socialità, scoperta e affermazione della propria identità.

Idea

Tutti sappiamo cosa significhi alzarsi ogni mattina per andare a scuola, conosciamo la pesantezza delle palpebre, la forza attrattiva delle lenzuola e del cuscino ancora caldi che ti richiamano a letto, le corse e le lotte per prendere posto sull’autobus e poi il timore misto a curiosità di incontrare i compagni, la gioia di un saluto, l’entusiasmo che nasce a volte tra le pagine di un libro o nella soluzione di un problema algebrico… eppure quante volte abbiamo desiderato che la scuola sparisse, così, da un giorno all’altro!
Siamo partiti da qui: via la scuola, cosa resta?
Riflettere sulla scuola è un pretesto per ascoltare i ragazzi e le ragazze, aiutarli a scoprire i loro mondi interiori e provare a costruire insieme un luogo d’incontro, dove l’Altro – compagni, professori, genitori – non sia ostacolo, ma complice di una trasformazione, una crescita.

Metodologie

Per costruire lo spettacolo abbiamo intervistato circa 50 studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo grado di Varese, chiedendo loro di raccontarci le loro difficoltà, gioie e speranze legate alla Scuola, al rapporto con i compagni e con i professori, alle aspettative del mondo esterno e alle proprie. Ne è nato uno spettacolo interattivo che, attraverso i personaggi di Pinocchio, porta i ragazzi e gli adulti che li accompagnano a riflettere sulle tematiche proposte.
La performance in cuffia coinvolge due classi di circa 25 alunni per replica: ragazzi e professori vengono accolti da un imbonitore, una sorta di Mangiafuoco, che li introduce alle regole e al tema. Indossando le cuffie, tutti diventano attori di un gioco, uno spettacolo sui limiti e le possibilità della scuola, luogo di formazione e di socialità spesso sofferto e vissuto come una gabbia.